Il calcio immischiato, ancora una volta, con la cronaca. E’ di oggi la notizia che l’ex presidente della Nocerina, un dirigente di Genoa e uno del Varese sarebbero coinvolti in un caso di stretta collusione tra imprenditoria e clan della ‘ndrangheta calabrese. Scenario della vicenda, però, questa volta è la produttiva Brianza, dove le cosche della ‘ndrangheta hanno pensato bene di installare una sorta di ”banca clandestina” che movimentava ”centinaia e centinaia di milioni di euro” attraverso un reticolo di societa’ usate per riciclare capitali illeciti e spesso tolte dalle mani degli imprenditori ormai in crisi anche in quelle ricche terre. La Dda di Milano ha fatto emergere un ”dato nuovo e preoccupante” che ha condotto ad una serie di estorsioni ai danni di dirigenti di societa’ di calcio.

Una vera e propria nuova mafia

Coordinati dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dal pm Giuseppe D’Amico, la Squadra Mobile è riuscita a smantellare l’organizzazione clandestina capeggiata da Giuseppe Pensabene, 47 anni, originario di Reggio Calabria ma residente a Seveso, che si vantava di essere ”una lavanderia” di denaro e che per gli altri affiliati era il ”papa” o il ”sovrano” o la ”Banca d’Italia”. Una vera e propria nuova mafia.  I ”fenomeni di compenetrazione tra mafia e impresa”, scrive il giudice, storicamente ”confinati nelle ben note aree geografiche dell’Italia meridionale”, non solo si sono estesi ”in Lombardia e al nord in genere (e questo e’ un dato risalente nel tempo), ma soprattutto” vivono grazie a ”un intenso e disinvolto connubio tra forme evolute di associazioni mafiose e imprenditori calabresi e lombardi, pronti a fare affari illegali insieme come se niente fosse”. Tra gli arrestati figurano, oltre che i malavitosi, anche una serie di imprenditori e commercianti vittime di estorsioni ed usura, ma nessuno di questi, sottolinea il gip, ”ha mai presentato denunzia all’autorita’ giudiziaria”. Cosa che non è stata fatta neppure dal vice presidente esecutivo del Genoa, Antonio Rosati, e l’ex dg della Spal Giambortolo Pozzi, anche loro finiti nella morsa dell’organizzazione.

‘ndrangheta, anche il calcio immischiato nell’operazione di polizia

Il coinvolgimento dei club calcistici

Nell’ottobre 2011, infatti, il clan avrebbe elargito 100mila euro alla Spal Calcio e un altro prestito di 30mila euro sarebbe stato erogato personalmente a Pozzi nel gennaio 2012, con interessi, scrive il gip, ”di natura chiaramente usuraia”. In un incontro a Seveso (MB), dove la cosca aveva la sua base in una sorta di ”ufficio-tugurio”, Pensabene e altri del clan ”ottenevano il rilascio da parte di Pozzi di 36 cambiali (…) per un importo complessivo di 198mila euro”. Rosati, invece, gia’ presidente del Varese Calcio, secondo il gip, e’ risultato ”in rapporti di affari con Pensabene’‘, tanto che avrebbe concordato con uomini del clan ”di operare alcune speculazioni edilizie”. Mentre l’ex presidente della Nocerina, Giuseppe De Marinis, sarebbe stato pestato fino al distacco della retina di un occhio per un debito usurario. Un elemento preoccupante, ha spiegato la Boccassini, ”e’ il fatto che, ancora una volta, abbiamo trovato imprenditori usurati e malmenati che hanno preferito non denunciare”.

 

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Ai club mancano 200 milioni
Alberto Lattuada è nato a Milano e da sempre è appassionato di calcio e finanza. Ha scritto per diversi siti specializzati nel mondo del calcio e del forex. Dal novembre 2013 dedica anima e corpo allo sviluppo e alla crescita del portale CalcioeFinanza.it