I 17 punti di differenza che, dopo il big match di ieri sera al San Paolo, vinto dal Napoli sulla Juventus per 2 a 0, separano ancora i bianconeri primi in classifica dagli azzurri, dipendono davvero dalla differenza in termini di fatturato tra i due club, e dunque dalla capacità di investimento in nuovi giocatori, come ha sostenuto prima e dopo la partita il tecnico dei partenopei Rafa Benitez?
Sicuramente il ragionamento dell’allenatore spagnolo sull’esistenza di una correlazione tra la dimensione del fatturato di un club e le vittorie sul campo non è sbagliato. Basti pensare che tra le 8 squadre qualificatesi per i quarti di finale della Champions League ci sono 6 club (Real Madrid, Barcellona, Manchester United, Bayern Monaco, PSG e Chelsea) con un fatturato, al netto del player trading, superiore ai 300 milioni di euro e ai primi posti nella classifica europea per ricavi.
Più è alto il fatturato – è il ragionamento sotteso alle dichiarazioni di Benitez – più è alto il budget a disposizione del club per allestire una rosa competitiva, sia in termini di stipendi dei calciatori sia in termini di risorse spese nel calciomercato. E siccome tra Juve e Napoli, bilanci 2012/13 alla mano, ci sono circa 150 milioni di differenza a favore dei bianconeri, è evidente che la società presieduta da Andrea Agnelli ha un netto vantaggio rispetto a quella guidata da Aurelio de Laurentiis, che non a caso, proprio al termine del posticipo di domenica, ha affermato non senza ironia: “datemi i 150 milioni di fatturato di differenza che ci sono con la Juve e vinco gli scudetti per i prossimi 10 anni”.
Ma le cose stanno davvero così? Sulla carta il ragionamento di Benitez e de Laurentiis è ineccepibile e lo sarà ancora di più nei prossimi anni, considerato che quando il Fair Play Finanziario sarà a pieno regime i club non potranno più finanziare i propri investimenti ricorrendo al deficit di bilancio, poi ripianato dai soci. Da quel momento i club per coprire i costi necessari ad allestire una rosa competitiva potranno fare leva solo sui ricavi caratteristici (diritti tv, ricavi da stadio, sponsorizzazioni e merchandising) o sul player trading (la cessione di giocatori).
Tuttavia, fintanto che il Financial Fair Play non sarà a pieno regime, concentrarsi esclusivamente sui ricavi, per misurare i rapporti di forza tra i club, potrebbe essere fuorviante. Un confronto, a nostro giudizio, più corretto dovrebbe riguardare gli investimenti effettuati (a prescindere, almeno per ora, dal modo in cui sono stati finanziati) e il loro ritorno in termini di punti realizzati sul campo.
Sabato, subito dopo le prime dichiarazioni di Benitez, Calcioefinanza.it ha provato ad effettuare questo confronto pubblicando su Twitter e Facebook la seguente tabella (poi aggiornata per tenere conto dei 3 punti conquistati dal Napoli), da cui emerge che, al di là delle differenze di fatturato tra i due club, la Juventus è quella che ha finora avuto un ritorno maggiore sui propri investimenti in termini di risultati sportivi.
Ne è seguito un dibatitto con i lettori di C&F nel corso del quale qualcuno ha sostenuto che la metodologia utilizzata per stilare la tabella non fosse corretta. Secondo questi lettori tra gli investimenti andrebbe considerato non solo quanto speso dal club per acquistare nuovi calciatori, ma il saldo tra giocatori acquistati e giocatori ceduti.
Secondo C&F, invece, pur avendo dei limiti (considerato che non tiene conto della sostenibilità nel tempo degli investimenti) il metodo utilizzato ha una sua coerenza. Le cessioni, al di là degli aspetti tecnico-sportivi, rappresentano infatti uno strumento cui i club ricorrono per finanziare i nuovi investimenti. Le risorse incamerate attraverso le cessioni dei calciatori equivalgono a quelle che un club incamera attraverso la vendita dei diritti televisivi, abbonamenti e biglietti per le partite, merchandising e sponsorizzazioni. Non per niente le società di calcio italiane, da un punto di vista contabile, includono le plusvalenze da calciomercato tra i ricavi e ci sono club (si pensi all’Udinese) che hanno incentrato proprio sul player trading la propria strategia.
Ma anche volendo utilizzare la metodologia proposta dai lettori il risultato del confronto tra Napoli e Juve continuerebbe ad essere appannaggio dei bianconeri.
Il Napoli, grazie alla cessione al PSG di Edinson Cavani per 64,5 milioni, ha un saldo del calciomercato, considerati gli investimenti per 100,7 milioni, negativo per 29,5 milioni. La Juve, al contrario, ha chiuso il calciomercato 2013/14 con un avanzo di 5,98 milioni. Secondo questo metodo, dunque, gli investimenti complessivi della Juve (stipendi+saldo del mercato) sarebbero pari a 109,02 milioni, mentre quelli del Napoli 103,6 milioni. Dall’alto dei suoi 81 punti, tuttavia, il costo/punti della Juve sarebbe ugualmente più basso di quello degli azzurri: 1,34 milioni per i bianconeri contro 1,61 milioni per i partenopei.
Di sicuro, invece, il Napoli di de Laurentiis ha avuto un rendimento in termini di costo/punti superiore a quello della Juventus nel corso delle passate stagioni. In questo caso il confronto è stato realizzato potendo utilizzare i dati contenuti nel bilancio di esercizio delle due società, utilizzando come misura di quanto investito nella rosa il costo degli ingaggi e il valore degli ammortamenti dei diritti pluriennali alle prestazioni dei calciatori.
Da questo punto di vista, nelle ultime 6 stagioni, la Juve ha totalizzato complessivamente 430 punti a fronte di un investimento globale di 1,1 miliardi, con un costo/punti pari a 2,57 milioni. Nello stesso periodo il Napoli ha investito 476 milioni, raccogliendo sul campo 364 punti, pari a un costo/punti di 1,31 milioni.