La corsa alla presidenza della Lega Calcio è aperta. Se nei giorni scorsi alcune indiscrezioni hanno riguardato Adriano Galliani, la cui candidatura potrebbe essere appoggiata dai grandi club tra cui la Juventus, oggi si aggiunge il nome di Antonio Romei, che smentisce la sua candidatura ma entra nei temi caldi del momento con una intervista a La Repubblica.
Antonio Romei non ha nessun ruolo ufficiale nella Sampdoria ma è l’unica persona che può parlare e agire a nome del presidente Ferrero. Ed è attivissimo in Lega Calcio.
Romei indica una priorità: “Riportare la gente allo stadio”. E sposa le idee dell’ad del Bologna, Claudio Fenucci – che ha proposto meno partite in tv: “Può essere un tassello del grande lavoro che dobbiamo fare, anche se dobbiamo andare molto più a fondo”, sono le parole di Romei.
La cui proposta per gli stadi guarda in primis alla sicurezza: “Le società devono rimettersi al tavolo con il ministero degli Interni e rivedere tutta la normativa. Via l’inutile tessera del tifoso, via quelle regole che rendono ormai impossibile comprare un biglietto, via a tutti quei controlli che fanno somigliare lo stadio a un bunker. Oggi non ci sono più incidenti negli stadi, ma gli spalti sono vuoti. Le società si devono impegnare e lavorare per garantire la sicurezza anche a costo di assumere ogni responsabilità se non ci riescono. Questo percorso dev’essere affrontato insieme allo Stato e ognuno deve fare la sua parte”.
Come farlo? Secondo Romei è il momento della svolta: “E’ inutile parlare di campagna elettorale sul nome del presidente: la priorità è dare una nuova governance alla Lega di Serie A. Serve un passo indietro da parte dei presidenti e va scelto un manager che porti avanti il lavoro con una missione precisa: riportare i tifosi allo stadio e ridare credibilità al sistema calcio. Tutto il resto viene di conseguenza, anche i soldi dei diritti tv“.
Cambiamento, ma nessun “modello inglese”: “Non serve, noi abbiamo in Italia l’esempio da seguire: è la Juventus. Hanno ragionato da impresa come deve essere oggi una squadra di calcio».
Un discorso apprezzabile, quello di Romei, non fosse per l’ultimo passaggio in cui il dirigente afferma: “Io sono pronto a riconoscere questo ruolo alla Juventus ma devono ragionare e lavorare per il sistema calcio italiano e non solo per i loro interessi. Questo significa guadagnare qualche milione in meno ora ma investire per guadagnarne il doppio tutti insieme nei prossimi anni. Perché se la serie A rinasce, nel mondo non ha concorrenti”.
Una affermazione che lascia una domanda: se i diritti tv non sono una priorità, mentre si deve agire su stadi e sicurezza, quali sarebbero i milioni in meno a cui secondo Romei la Juve deve rinunciare?