Il quadro che emerge dal Report Calcio 2014, pubblicato dal Centro Studi, Sviluppo ed iniziative Speciali della Figc con la collaborazione dell’Agenzia di Ricerche e Legislazione (Arel) e PwC e presentato ieri a Roma presso la Sala Polifunzionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, non è del tutto rassicurante nemmeno per la Serie B. Il primo dato a destare preoccupazione è il risultato negativo medio per club di 3 milioni di euro, diretta conseguenza del calo del peso specifico della serie cadetta nel valore aggregato della produzione del calcio professionistico italiano.
Dalla A alla B e viceversa
Molto interessante nel capitolo relativo all’ “Impatto delle Performance Sportive” la genesi del cosiddetto “paracadute”, dove l’impatto economico è maggiore è per chi sale in A piuttosto che per chi scende in B. Chi entra nella massima serie italiana produrrà circa 21 milioni in più, 81% garantito dai diritti televisivi, per chi invece arriva il baratro della retrocessione in Serie B deve lasciarsi anche alle spalle circa 15,6 milioni di euro, di cui il 955 deriva dalla perdita dei diritti televisivi.
Sforzi non ripagati
Il 2013 è stato un anno d’oro per Andrea Abodi che ha messo sul piatto iniziativa molto importanti per la serie cadetta. Sforzi che purtroppo non riflettono lo sforzo compiuto. L’analisi è stata fatto su 20 delle 22 società di B e pertanto sono stati presi in esame i valori medi e non quelli aggregati. Il valore della produzione è sceso a 13 milioni per club con un calo del 25,7% rispetto all’anno precedente; aumenta poi la perdita netta 3 milioni, come detto, per club rispetto ai 2.5 dell’anno precedente (+20%). Magra soddisfazione è la suddivisione delle fonti di ricavo più equilibrata con l’incidenza maggiore sul valore della produzione mantenuto dalle plusvalenze (26%). I maggiori decrementi arrivano dalla voce stadio e dai diritti tv, mentre scendono le plusvalenze per cessione di giocatori, 3,4 milioni con un calo del 32%.