La mancanza di concorrenza sul mercato italiano mette a rischio l’asta per i diritti tv della serie A. Nel senso che la situazione di Mediaset Premium potrebbe lasciare campo libero a Sky, con il risultato che l’offerta finale potrebbe essere inferiore all’attuale miliardo e 200 milioni totale (di cui 945 distribuiti alle società).
Lo si è capito nei giorni scorsi quando l’ad di Infront Italia Luigi De Siervo ha dichiarato di voler aspettare “il momento giusto” per definire l’asta per la prossima serie A.
E lo stesso rischio, naturalmente, lo si corre per quanto riguarda il triennio di Champions 2018-2021 (per la quale Mediaset Premium ha offerto 660 milioni nei tre anni precedenti), che in primavera dovrebbe avere il momento caldo dell’assegnazione dei nuovi diritti.
Jeremy Darroch, amministratore delegato di Sky plc ha dichiarato apertamente la strategia del suo gruppo, che ora gioca al ribasso: «La Champions su Sky? Non si mai, ma puntiamo a un’offerta ampia. Non vogliamo dipendere eccessivamente da un singolo contenuto».
Il dato di fatto, peraltro, è che la Champions League negli ultimi anni non ha spostato equilibri, anzi Sky è cresciuta di 17 mila abbonati. E le ulteriori incertezze sul format futuro del torneo alimentano altri rischi: se l’Italia continuasse ad avere 3 squadre, con il rischio come accaduto ultimamente in 4 anni su 5 che ai gironi arrivino solo in 2, il prodotto confermerebbe il suo scarso appeal.
Ad alimentare l’incertezza vi è il fattore streaming. In Germania, Austria e Svizzera ha già debuttato Dazn, piattaforma in streaming lanciata dal gruppo Perform (media company nata nel 2007 che produce e distribuisce contenuti di tutti gli sport attraverso un unico canale digitale).
E in Inghilterra vi è l’esperienza di BT Sport (900 milioni per il triennio precedente) che tuttavia non ha soddisfatto l’UEFA.
Ma per aumentare i ricavi televisivi non sarebbe meglio riformare la formula del Campionato,con venti squadra ad un certo punto del torneo le partite giocate pro forma diventano troppe per avere il necessario appeal presso i telespettatori.L’ideale per me sarebbe scendere a 16 squadre,con 18 formazioni il numero di retrocessioni deve salire ad un minimo di quattro retrocessione se si vuole avere un torneo con meno partite con vuoti a perdere.Se per ragioni, chiamiamole politiche,non si vuole scendere sotto le venti formazioni per torneo si deve rivedere per forza la formula per dare alle televisioni delle ragioni per continuare ad essere la principale fonte d’entrata per il gioco del pallone.Le formule possibili in questo senso sono molteplici, una di queste potrebbe consistere semplicemente nel tenere conto del risultato d’andata e di ritorno tra due squadre e dare un punto di più ad una di esse se risulta aver fatto meglio nel doppio confronto(il modo sarà quello delle competizioni europee).Con questo sistema le partite saranno sempre tirate e quel punto in più potrebbe creare sorprese sia in alto sia in basso alla classifica alla fine del Campionato.