Gli FC United of Manchester hanno lanciato un appello urgente rivelando di aver bisogno di 250 mila sterline entro la propria estate per poter pagare il completamento dei lavori di Broadhurst Park, lo stadio inaugurato nel maggio 2015.
Il club è noto per essere stato fondato in protesta contro l’acquisizione del Manchester United da parte della famiglia Glazer (che, secondo i ribelli, ebbe la colpa di acquistare il tutto a debito, ovvero attraverso finanziamenti bancari).
Già nei mesi scorsi erano emerse tensioni al vertice che avevano portato ad un radicale cambio nel management.
Nella lettera mandata a tutti i membri gli FC United definiscono la situazione preoccupante, e in una intervista al quotidiano cittadino Manchester Evening News i funzionari ammettono che il club – che quest’anno dovrebbe chiudere in perdita – rischia di non poter far fronte agli impegni per completare lo stadio (che ha una capienza di 4.500 posti), che ha richiesto un esborso complessivo di 6,5 milioni di sterline.
Cosa si fa in questi casi?
In un club normale il presidente, o il patron che dir si voglia, mette mano al portafoglio e copre le necessità con le proprie sostanze personali.
Ma in un club ad azionariato diffuso questo non è possibile.
Nelle scorse settimane CF – calcioefinanza.it aveva analizzato il modelli di azionariato diffuso nel calcio, evidenziando come si tratti per lo più di società che non possono avere particolari ambizioni se non quella di mettere davanti agli obiettivi sportivi quelli sociali, identitari e comunitari.
Un discorso diverso, naturalmente, è quello dei club storicamente legati alla propria base associativa. Barcellona, Bayern, Real Madrid, rappresentano tutt’oggi i club di maggiore successo, ma il fattore tempo (e la presenza di soci molto ricchi) che ha permesso di aumentare il prestigio di questi club è certamente un fattore preponderante.
Nel caso degli FC United la situazione quindi appare ben diversa e i costi – imprevisti, secondo i vertici attuali del club – per completare lo stadio sono una necessità.
Ciò che è noto è che al vertice del club c’è stata una lunga battaglia che ha portato l’ex boss Andy Walsh alle dimissioni.
Il direttore generale Adrian Seddon ha imputato i problemi al cambio della guardia, che in estate avrebbe fatto perdere tempo e contratti di sponsorizzazione e marketing al club.
Ma il problema maggiore sembra essere legato al fatto che i fans, che per 10 anni hanno continuato a finanziare il club, si aspettavano un diverso impatto dei ricavi una volta aperto il nuovo stadio. Cosa che invece non è avvenuta.
Ed ora la base non sarebbe più disposta a finanziare l’attività come fatto in passato. Il che, per un club che si basa sull’azionariato diffuso, può essere un passo mortifero.
All’interno del club, va evidenziato, vi è pure chi come il direttore finanziario Damian Chadwick (che precedentemente ha lavorato al Bolton, dove aveva la responsabilità sulla gestione del Macron Stadium) ha invece minimizzato.
Chadwick, che pur non ha voluto pubblicizzare le cifre esatte, parla di un intervento (finanziario) che potrebbe essere risolutivo e decisivo per il futuro degli FC United of Manchester.
L’unica cifra nota sono i 250 mila euro che serviranno entro l’estate prossima. Ma – ha rassicurato il CFO – non ci sono altri debiti arretrati nei confronti dei creditori.