Blatter fu uno dei primi ad accorgersene nel 2008 quando incaricò il Presidente UEFA Michel Platini di far inasprire le regole sui futuri proprietari stranieri, come quelle, ad esempio, contenute nell’ormai famoso ‘fit and proper Test’ della Premier League battuto poco tempo fa da Massimo Cellino, assicurando così al calcio europeo persone in grado di avere fondi sufficienti per lanciare una scalata piuttosto che costruire un club già con dei debiti.
Blatter cercò di bloccare l’ondata di miliardari stranieri che investivano nei club inglesi.”Dobbiamo essere allarmati”, disse, suggerendo che questi uomini d’affari di rado avessero gli interessi sportivi del club a cuore.
All’epoca dei fatti 9 club della Premier League erano di proprietà estera e Blatter espresse i suoi timori sul fatto che il calcio inglese potesse essere sovraccaricato dal debito con i miliardari che potevano in qualsiasi momento, in punta di piedi, “abbandonare la nave” generando ulteriore scompiglio durante quei momenti di incertezza economica.
Pochi giorni fa Blatter ha riportato in auge un suo vecchio pallino, il 6+5,ovvero un massimo di cinque giocatori stranieri in ogni squadra, che impedirebbe ai club più ricchi di impossessarsi dei migliori talenti del mondo costringendo i “piccoli” club a vendere i loro migliori giocatori, così da combattere anche lo strapotere dei magnati del calcio. “Stiamo affrontando investimenti nel calcio, in particolare la Premier League, che sono fuori controllo e questo è dove la Uefa dovrà fare qualcosa con il sistema delle licenze”, disse in un intervento al Parlamento Europeo.
La situazione in Italia
“Ben vengano nuovi investitori stranieri nel calcio italiano, che ha assoluto bisogno della legge sugli stadi di proprietà, ho sempre considerato positive le alleanze internazionali, e quindi dobbiamo essere più attrattivi all’estero”. Così parlò Giancarlo Abete, ormai qualche mese orsono, ma sappiamo bene che gli investimenti esteri nel calcio italiano sono molto difficili, basterebbe chiederlo a James Pallotta e Erik Thohir che stanno facendo di tutto per far quadrare i conti in casa giallorossa e nerazzurra.
Calcio&Finanza ha parlato di questo aspetto con Fabio Montecalvo di Fm Communication e consulente di un importante società araba interessata all’acquisto del Bari Calcio. “Io credo che’Italia rimanga sempre uno status symbol per gli investimenti di carattere europeo e mondiale. Specialmente per il mondo dell’arte, del turismo insomma per tutte le pecurialità che riserva ancora il “claim” di Bel Paese. Ovviamente il mondo degli investitori d’oltreoceano o asiatici e mediorentali, devono garantirsi grandi spazi di intervento economico per poter pianificare, progressivamente, relativi ammortamenti d’investimento e ottimizzazione degli utili. Sempre per il costante “nemico” da combattere, ovvero il sistema di tassazione che grava e graverebbe sulle stesse imprese”.