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(Foto Insidefoto.com)

Vicenda mediatica: Michele Uva, direttore generale della FIGC, bolla così l’affaire biglietti che portato il legale della Juventus, Luigi Chiappero, a intervenire in Commissione Antimafia in queste settimane. “Sulla vicenda-biglietti, che coinvolge la Juve, non siamo preoccupati – ha detto Uva a Palermo per la nazionale – noi dobbiamo occuparci della giustizia sportiva. Però, mi sembra si stia facendo un processo mediatico; occorre che la giustizia ordinaria faccia il proprio corso con la massima serenità”.

Secondo il braccio destro del presidente della FIGC, “mi sembra che l’Antimafia stia facendo un processo molto mediatico e questo non fa bene né al calcio, né tantomeno all’Italia. Il calcio dà esposizione mediatica e questo è evidentemente in questo momento”, ha ribadito Uva che poi, intervenendo a Sky, ha ribadito: “Mi sembra che si stia alzando troppo il volume su una cosa banale e penso che i problemi dell’Italia e della Commissione Antimafia dovrebbero essere rivolti verso attività ben diverse da quelle dei biglietti ad una curva”, ha sottolineato il dirigente azzurro.

Intanto, il quotidiano La Repubblica oggi in edicola ha provato a diradare le nubi sull’intercettazione alla base del deferimento di Andrea Agnelli non conosciuta dal legale della Juventus Chiappero. Secondo il quotidiano diretto da Mario Calabresi, al centro della vicenda ci sarebbe una telefonata del 5 agosto 2016 che “Alessandro D’Angelo, security manager del club e amico del presidente, fa con l’ex direttore marketing, Francesco Calvo. Sarebbero in questa telefonata — ascoltata dalla squadra mobile di Torino — le frasi, riportate dal procuratore federale Giuseppe Pecoraro nell’audizione davanti all’Antimafia”, scrive il quotidiano.

Insomma, a pronunciare le parole alla base del deferimento federale “non solo – scrive Rep – non è Agnelli, ma lui nemmeno le ascolta. E arrivano un mese dopo che l’uomo è stato arrestato in un’operazione antimafia e tutti, compresi i dirigenti juventini, hanno scoperto la natura di quello che pensavano essere ‘solo’ il leader dei Drughi del Canavese”.

Rosy Bindi, dall’Antimafia nessun processo mediatico, andiamo avanti

“La Commissione parlamentare Antimafia non fa processi, men che meno mediatici. Di questo si cerchino altrove le responsabilità”. Così il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, risponde con una nota al dg della FIGC, Uva. “Preoccupa – dice l’ex ministro – che il direttore generale della Federcalcio ritenga che ciò di cui ci stiamo occupando non sia una cosa seria. Ciò che fa male all’Italia sono le mafie, anche quando si  infiltrano nello sport, e la sottovalutazione di questo fenomeno. L’inchiesta della Commissione proseguirà a tutto campo”.

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1 COMMENTO

  1. Francamente increscioso che un dirigente della FIGC si scagli contro l’Antimafia per difendere a spada tratta un soggetto come AA, che dal canto suo ha fatto dello spregio delle regole dell’ordinamento sportivo un metodo per accattivarsi le fazioni più estremiste del tifo bianconero – tronfia e indecente esibizione di scudetti revocati etc.

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