Che cosa c’è dietro il rally della Juventus in borsa? E’ questa la domanda che in molti, non solo a Piazza Affari, si stanno facendo alla luce dell’andamento borsistico del titolo della società bianconera, che da inizio stagione ha guadagnato oltre il 70%, passando da 0,28 euro a quasi 0,5 euro con una forte accelerazione, anche in termini di volumi scambiati, nelle ultime settimane.
Sarebbe in parte scontato legare questo rinnovato interesse degli investitori per il titolo della Juventus unicamente alla capacità del management team bianconero guidato dal presidente Andrea Agnelli di saper coniugare successi sul campo e un bilancio in salute.
Chi si intende un po’ di bilanci delle società di calcio, dove le fonti di ricavo dipendono in larga misura dai proventi del calciomercato e da contratti commerciali pluriennali (sponsorizzazioni, una larghissima fetta dei proventi da diritti tv) che, almeno nel breve termine, poco dipendo dai risultati sportivi (che influenzano invece le prospettive di ricavo a medio-lungo termine), già ad inizio stagione avrebbe potuto prevedere un esercizio in utile per la Juventus.
Le plusvalenze generate con le cessioni di Pogba e Morata, la certezza di partecipare alla Champions League spartendosi la torta dei diritti tv solo con il Napoli (vista l’eliminazione della Roma ai preliminari) erano elementi sul tavolo fin da settembre.
Da allora pochi elementi hanno modificato il quadro. C’è stata, è vero, l’eliminazione del Napoli negli ottavi di finale di Champions, che consentirà alla Juve si spuntare qualche milione in più sulla redistribuzione tra i due club di una parte del marketpool Uefa.
Lo stesso passaggio del turno dei bianconeri, che oltre al bonus di performance pagato dalla Uefa, permetterà di incrementare i ricavi da stadio di almeno altri 3 milioni, grazie al tutto esaurito nella sfida allo Stadium contro il Barcellona, non sembra essere sufficiente a giustificare l’euforia borsistica delle ultime settimane.
Ci sono, ed è giusto sottolinearlo, anche elementi prospettici che lasciano intravedere la possibilità che la Juventus possa continuare sulla strada virtuosa intrapresa negli ultimi anni. In primo luogo i bianconeri sono pressoché sicuri di poter disputare la Champions League anche nella prossima stagione. In secondo luogo, grazie alla modifica del format della competizione, che dal 2018-2019 permetterà all’Italia di avere quattro squadre qualificate di diritto alla fase a gironi ci sono buone probabilità di continuare a vedere i bianconeri in Champions a lungo. Questo permetterà al management bianconero di programmare la propria attività confidando nella ricca distribuzione dei premi Uefa.
Che cosa c’è dietro il rally della Juventus in borsa? Effetto Inter-Milan sui bianconeri
Bastano queste prospettive a spiegare che cosa c’è dietro il rally della Juventus in borsa? Un interessante spunto di riflessione lo offre oggi Milano Finanza in un articolo dedicato ai vari business del gruppo Exor: FCA, Ferrari, CNH e la stessa Juventus.
Nell’analisi del settimanale finanziario viene messo in luce come alle attuali quotazioni di borsa la Juventus continua ad essere sottovalutata rispetto alle valutazioni attribuite da Suning e Yonghong Li rispettivamente a Inter e Milan.
Nella transazione che ha portato il colosso cinese dell’elettronica di consumo a rilevare il 68% dell’Inter al club nerazzurro è stata data una valutazione del capitale (equity value) di 650 milioni (qui la relazione integrale) a fronte di ricavi che nell’esercizio 2015/16 sono stati di circa 202 milioni. L’equity value dell’Inter è dunque pari a 3,2 i ricavi.
Yonghong Li dovrebbe pagare, al netto dei debiti, 520 milioni per il 99% del Milan che nel 2015 (ultimo bilancio disponibile) ha registrato ricavi per 216 milioni. Ovvero un multiplo di 2,4.
La Juventus ha invece una capitalizzazione di 485 milioni con ricavi 2015/16 di 341 milioni. Cioè un multiplo di 1,4. Inferiore alle rivali storiche nel campionato italiano. E’ dunque possibile che la borsa stia allineando la valutazione della Juventus a quella data dagli investitori cinesi alle due società milanesi.
Che cosa c’è dietro il rally della Juventus in borsa? Le suggestioni speculative
C’è infine una motivazione di carattere speculativo legata alla riorganizzazione del gruppo Exor. La holding ha spostato la propria sede in Olanda dove non pagherà tasse sulle plusvalenze per vendita di asset e ha modificato lo statuto per il quale si assegnano diritti di voto per anzianità di possesso azioni.
Ciò significa che tra 10 anni la famiglia Elkann-Agnelli che al momento detiene il 51% di Exor, potrà nominare la maggioranza del cda di Exor anche avendo solo il 5% delle azioni.
Prima di allora, però, avrebbe senso per la famiglia (riunita nella cassaforte Giovanni Agnelli & C.) monetizzare al meglio alcune delle partecipazioni in portafoglio. Cedere asset di Exor in questa fase per la famiglia significherebbe incamerare più dividendi da parte della holding rispetto a quando potrebbe avere una quota più piccola, seppur di controllo.
Per questo motivo nel caso in cui Exor valutasse l’ipotesi di vendere ad un partner strategico una quota della Juventus pur rimanendo l’azionista di riferimento del club i prossimi mesi potrebbero essere la finestra temporale migliore.
Con le operazioni di cessione di Inter (già conclusa) e Milan (in attesa del closing) che hanno fatto benchmark sul mercato, una quota della Juventus potrebbe essere ceduta ad un prezzo anche superiore alle attuali quotazioni di borsa. Quest’ultima, al momento, seppur suggestiva, resta una mera ipotesi di scuola.