investimenti grandi aziende calcio francese
(Insidefoto.com)

Nonostante i passi avanti della Ligue1 negli ultimi anni la storia economico sportiva del Paese continua ad evidenziare la lontananza dei grandi gruppi dal mondo dello sport. Recentemente su questo tema è uscito un interessante approfondimento di Anthony Alyce, imprenditore e fondatore di ecofoot.fr, una sorta di calcioefinanza d’oltralpe.

Il paragone che nasce spontaneo è con la Bundesliga, dove la maggior parte dei club non solo sono sponsorizzati ma vantano anche importanti partecipazioni da parte delle aziende di maggior valore del paese. Basti pensare a Wolksvagen – Wolfsburg o Adidas – Bayern Monaco tra i primi esempi lampanti.

In Francia invece la crescita è stata spinta negli ultimi anni soprattutto dagli investimenti del Qatar sul PSG che non ha invogliato i grandi gruppi francesi ad entrare nel calcio.

 

La differenza secondo molti starebbe nel ritorno d’immagine, ma è pur vero che questo è a sua volta proporzionale agli investimenti fatti in una sorta di circuito virtuoso che se non è avviato rimane naturalmente sottosviluppato.

Due invece sono le ragioni che sembrano avvicinarsi di più alla realtà. 

La prima la offre il presidente del Saint-Etienne, Bernard Caiazzo che spiega come il centralismo parigino, che riunisce la maggior parte delle sedi di importanti gruppi francesi non promuove la volontà di scrivere una storia tra un grande gruppo e un centro di provincia.

Il che – indirettamente – spiega anche perchè invece in Italia (con il capitalismo locale – e il localismo tout-court – decisamente più sviluppato) il calcio abbia generato una realtà sostanzialmente sovradimensionata rispetto anche al sistema economico complessivo.

Non è un caso se proprio il piccolo Saint-Etienne con 10 campionati è la squadra che più ha vinto la prima divisione francese, rappresentando in questo una anomalia rispetto al resto dell’Europa dove sono i grandi centri di riferimento della borghesia industriale (Manchester, Torino, Milano, Monaco di Baviera) a raccogliere i maggiori successi.

Allo stesso tempo – per vedere anche l’altro lato della medaglia – questa struttura economica dello sport francese è stata anche una garanzia nel tempo di un altissimo livello di competitività interna. Basti ricordare in tempi recenti i 6 diversi campioni in 6 anni che hanno intervallato i due periodi di dominio di Lione e Psg che rimangono eccezioni nella storia del football transalpino.

Il tutto ha generato invece una certa penuria di risultati a livello europeo, dove il solo Marsiglia ha vinto la Coppa dei Campioni e il Psg una Coppa delle Coppe.

Olivier Sadran, proprietario del Tolosa, ha invece recentemente avanzato un altro argomento in una intervista recente pubblicata nel libro “Segreti dei presidenti”.

“Viviamo in un paese in cui lo sport non ha posto – è l’idea di Sadran -. Le nostre elite, la struttura della loro educazione (che peraltro ha anche scarso posto nei programmi scolastici), rifiutano lo sport o addirittura lo pensano come una attività poco nobile. Si tratta di una posizione completamente opposta rispetto alla formazione anglosassone e allo spirito americano”.

E del resto non stupisce – seguendo il discorso di Sadran – che sia stato Bernard Tapie, un personaggio così antifrancese nel modo di essere, a portare per la prima volta una squadra transalpina sul trono d’Europa all’inizio degli anni 90.

Ecco allora spiegato il basso indice di investimenti delle grandi aziende francesi nel mondo del calcio.

Secondo Alyce di ecofoot.fr, tuttavia,  il calcio francese può contare su due elementi importanti per cercare di spostare le linee: le elezioni presidenziali e soprattutto l’offerta di Parigi per ospitare i Giochi Olimpici del 2024.

Mentre molti gruppi importanti hanno già deciso di sostenere la candidatura di Parigi, attratti soprattutto dal grado di internazionalizzazione della manifestazione, e l’organizzazione di una tale concorrenza potrebbe promuovere la creazione di strategie di sponsorizzazione ambiziose all’interno dei principali attori dell’economia francese. E potrebbe essere il modello decisivo per il decollo del business calcistico anche in Francia.

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Un bresciano a Manchester. Tra giornalismo economico e football scouting