C’è stata un’epoca d’oro – d’oro soprattutto per i tifosi – durante la quale i calciatori si muovevano in tram, e li si poteva fermare per chiacchierare con loro.

È esistita anche un’epoca d’oro nella quale erano politicamente più preparati di quanto non lo sembrino oggi? No. Lo escludiamo. E con noi lo esclude Quique Peinado, il giornalista spagnolo autore di Calciatori di sinistra, appena ripubblicato da Hellnation libri/Red Star Press.

Calciatori di sinistra
Calciatori di sinistra, Quique Peinado

Resta indiscutibile il fatto che alcuni calciatori – come avvenuto per altri sportivi o personaggi famosi in genere – si siano schierati e pubblicamente dichiarati come appartenenti a un’ideologia politica in particolare.

Peinado passa in rassegna quelli che si sono espressi a favore della sinistra, il che – nella maggior parte dei casi – equivale ad abbracciare il comunismo.

Chiariamo subito che la ricerca contenuta in Calciatori di sinistra non è una raccolta di figurine e nemmeno un tentativo di annoverare quanti più calciatori possibili tra gli sportivi “rossi”.

Sócrates nel 1984 durante una manifestazione del movimento politico Diretas Já a San Paolo del Brasile (foto: Jorge Henrique Singh)
Sócrates nel 1984 durante una manifestazione del movimento politico Diretas Já a San Paolo del Brasile (foto: Jorge Henrique Singh)

Il libro è un susseguirsi di storie, quasi tutte rese possibili da interviste inedite dell’autore con i protagonisti o con testimoni diretti delle vicende narrate, di calciatori che hanno reso noto a tutti la propria passione politica e – attenzione, qui sta il vero discrimine – l’hanno ribadita attraverso la propria carriera, in campo e fuori.

Per meglio capire l’accuratezza di Peinado partiamo da un calciatore la cui storia nel libro non c’è: Paul Breitner. Tedesco, giocò anche in nazionale (c’era al Bernabeu nell’82 contro l’Italia mundial) e nel Real Madrid. Folta barba e capello riccio e scompigliato (che gli valse il soprannome di der Afro), Breitner il rosso, Breitner che si faceva fotografare con in mano il libretto rosso di Mao. Ecco, quel Breitner calciatore ribelle non c’è, per 150.000 motivi, uno per ogni marco tedesco che prese (nel 1982!) per tagliarsi la barba e fare pubblicità a un dopobarba.

Insomma, se la coerenza non era il suo forte, lo stesso non si può dire di Peinado, che ne ha da vendere, anche a costo di andare contro alcuni miti ormai consolidati da tempo.

La curva Nord del Livorno
La curva Nord del Livorno

Salvate le figure di Socrates (è sua la frase “Niente è più marxista del calcio”) e Lucarelli (comunista per ragioni “geografiche”), quasi tutto il resto della mitologia del calcio di sinistra è messo in discussione.

Uno dei capitoli più interessanti (anche perché contiene ricerche inedite) è sicuramente quello relativo ai Mondiali del 1978 in Argentina. L’autore passa in rassegna, squadra per squadra, cosa fecero e cosa non fecero, i calciatori della varie nazionali che parteciparono a quelli che vennero quasi subito ribattezzati i mondiali della vergogna, organizzati (e vinti) dall’Argentina in piena dittatura militare.

Kempes esulta dopo il gol all'Olanda
Kempes esulta dopo il gol all’Olanda in finale al Mundial 1978

Tante interviste e tuffi nel passato per poi scoprire che quasi nessuno fece nulla, nemmeno tra gli argentini più politicamente schierati, così come non fecero praticamente nulla i giocatori di due nazioni dove l’opinione pubblica era estremamente schierata contro i generali al potere, cioè Olanda e Svezia.

Questo però non è una conclusione critica. Peinado non fa la morale a nessuno, non condanna e non assolve. Cerca “soltanto” di capire dove sta la verità. Come un bravo giornalista. E non è affatto poco.

Calciatori di sinistra, Quique Peinado, Red Star Press, 2017, pag. 230, euro 18.

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