L’offerta migliore dal punto di vista economico, stando a quanto riportato dai quotidiani in edicola oggi, l’avrebbe presentata MP & Silva, che avrebbe messo sul piatto 351 milioni di euro, la cifra più alta per il pacchetto base.
Ma a spuntarla è stata invece IMG, che si è aggiudicata i diritti esteri del campionato di Serie A per il triennio 2018-2021 per una cifra di 340 milioni di euro a stagione, che sale a 371 milioni considerando anche i 12 milioni del betting, garantiti sempre da IMG, i 4 milioni di Rai International (che prima venivano venduti da MP & Silva), i 7 milioni di fornitura del segnale e gli 8 per la promozione del campionato.

Rispetto ai 191 milioni a stagione del triennio 201 5-2018 si tratta di un importante balzo in avanti (+95% rispetto al ciclo precedente) per la Serie A.

Senza contare che dai 371 milioni sono esclusi i diritti esteri per la Coppa Italia e la Supercoppa italiana, che nel triennio 2015-2018 hanno portato nelle casse della Lega 26 milioni annui e che si è deciso di scorporare e vendere successivamente.
Pur in presenza di un’offerta economicamente più alta da parte di MP & Silva, l’assemblea dei club ha scelto dunque di cambiare strada. Un segno di discontinuità rispetto alla gestione precedente e una valutazione, del tutto inedita, di altri parametri, non puramente quantitativi.

Ieri, infatti, prima di aprire le buste, sono stati ospitati i manager dei cinque player principali in gara (anche Mediapro, Perform e beINSports) per ascoltare i loro piani industriali per la Serie A.
Quello di IMG è stato ritenuto più convincente in termini di condivisione delle scelte, di distribuzione del prodotto e di attività collaterali. «Abbiamo avuto l’impressione», ha spiegato alla Gazzetta dello Sport, un dirigente di club «che IMG non fosse qui solo per acquistare e rivendere un diritto ma per accompagnarci nella valorizzazione del nostro campionato».

Ma è altrettanto vero che i 371 milioni ottenuti dalla Serie A scolorano rispetto al valore dei diritti tv internazionali delle leghe concorrenti, che già sono proiettate verso nuove aste: se la Premier (1,3 miliardi) fa perno su 25 anni di consolidato format globale, la Liga (636 milioni) ha dimostrato in queste ultime stagioni di saper crescere collettivamente presentandosi in giro per il mondo con un presidente manager come Tebas.
Dietro la Serie A, per ora, si piazzano la Bundesliga (240 milioni) e la Ligue 1 (80 milioni il valore del nuovo contratto).
Se i diritti esteri della serie A sono stati venduti a queste cifre è solo per merito della Juventus, e i presidenti della serie A dovrebbero riconoscerloHa totalmente ragione de laurentiis, scandaloso che il presidente della principale danneggiata da questa situazione , il presidente della Juventus A-Agnelli non intervenga. Vengono vendute a cifre enormi partite che all’estero e in Italia non vede nessuno tra il 70% delle squadre medio piccole che partecipano alla serie A. In compenso queste squadre hanno un mare di soldi nonostante lo spettacolo di stadi e di tecnica che offrono settimanalmente. Le partite della Juventus clou in Asia non vengono trasmesse per il fuso orario, ed è inamissibile che nessun dirigente della Juventus abbia agito considerando ciò che è determinanente per la diffusione del brand Juventus
A me sembra tutt’altro che male come cifra.
Considerando che la Premier è riuscita a crearsi un prodotto fortissimo col marketing (più fumo che arrosto, ma vabbè, altro discorso….) e che La Liga ha le 2 squadre che da 10 anni dominano il calcio mondiale, con i campioni più forti, famosi e seguiti, non ci vedo nulla di strano che vendano i diritti meglio che noi.
In questo momento non c’è un solo motivo logico per cui i diritti di Serie A e Liga debbano valere uguale, quindi anche le esternazioni di DeLa sono “curiose”.
Ma invece di vedere sempre in negativo, guardiamo l’altro lato della medaglia. In uno dei momenti peggiori della storia della Serie A, riusciamo comunque a raddoppiare gli introiti internazionali ed essere il 3 campionato al mondo. La tanto decantata Bundesliga fa poco più di metà di noi, la Ligue 1 è a cifre imbarazzanti.