Tre anni senza un giorno libero. E’ la denuncia di Amnesty International in merito ai lavoratori per i Mondiali in Qatar 2022. Nelle 73 pagine del report “They Think That We’re Machines”, l’ONG mette in dubbio i progressi della Coppa del Mondo in materia di diritti umani.
All’interno del report vi è anche la testimonianza di un lavoratore del Bangladesh che spiega nel dettaglio come ha lavorato per tre anni senza un giorno libero.
“Le guardie di sicurezza, tutti lavoratori migranti, hanno descritto di lavorare regolarmente 12 ore al giorno, sette giorni su sette, spesso per mesi o addirittura anni senza un giorno libero – ha affermato Amnesty International -. La maggior parte di loro ha dichiarato che i propri datori di lavoro si sono rifiutati di rispettare il giorno di riposo settimanale richiesto dalla legge del Qatar e che i lavoratori che si prendevano un giorno libero sono stati puniti con detrazioni salariali arbitrarie. Un uomo ha descritto il suo primo anno in Qatar come la “sopravvivenza del più forte”.
Le leggi e i regolamenti del Qatar limitano l’orario di lavoro settimanale a un massimo di 60 ore, compresi gli straordinari, ed i lavoratori hanno diritto a un giorno di riposo completo e retribuito ogni settimana. Nonostante ciò, 29 dei 34 lavoratori che hanno parlato con Amnesty International hanno affermato di aver lavorato regolarmente 12 ore al giorno e 28 hanno affermato che gli è stato regolarmente negato il giorno libero, il che significa che molti hanno lavorato 84 ore a settimana, per settimane e settimane.
La notizia arriva dopo l’intervento al congresso della Fifa della scorsa settimana di Lise Klaveness, ex calciatrice ed ora presidente della Federcalcio norvegese, la quale ha criticato la decisione di assegnare il torneo alla nazione del Golfo, citando sia le questioni relative ai diritti dei lavoratori che le leggi che criminalizzano le relazioni omosessuali.
Tuttavia, Hassan Al Thawadi, il segretario generale del Comitato del Qatar che sovrintende alla consegna della Coppa del Mondo, è stato critico nei confronti dei commenti di Klaveness. “Per anni e decenni la nostra regione e il nostro Paese sono stati troppo spesso definiti attraverso stereotipi e presupposti che derivano da una mancanza di familiarità, una mancanza di comprensione e hanno evidenziato le divisioni tra est e ovest. L’eredità più importante di questa Coppa del Mondo sarà quella di servire da antidoto a questa critica”.